Giunti al momento di scegliere un master l’impresa non è semplice: tanta scelta, grandi aspettative. Per molti studenti leggere i ranking internazionali rappresenta un punto di partenza naturale: una bussola per orientarsi tra programmi e scuole, un segnale di qualità e riconoscimento globale.
Ma affidarsi solo alla classifica rischia di essere riduttivo: i ranking raccontano molto, ma non tutto.

Quando si sceglie un’università è naturale guardare ai ranking: sono strumenti utili perché offrono dati comparabili e aggiornati. Tuttavia, vanno interpretati con attenzione. Ci sono infatti istituzioni molto giovani che, grazie a ottimi indicatori di ricerca o di internazionalizzazione, entrano rapidamente in classifica, pur essendo poco conosciute dal grande pubblico. Questo può generare entusiasmo, ma anche qualche interrogativo: riusciranno a mantenere nel tempo standard di qualità elevati nei corsi e nei servizi offerti, oppure si tratta di realtà ancora in fase di assestamento?

Al contrario, alcune università storiche hanno costruito negli anni un nome riconoscibile e rassicurante, che evoca tradizione e prestigio anche al di là dei numeri. Tuttavia, anche in questo caso è lecito domandarsi se la forza del marchio corrisponda sempre a un’offerta didattica aggiornata e capace di rispondere alle esigenze di studenti e mondo del lavoro.

Esistono poi realtà che non occupano posizioni di vertice a livello generale, ma che sono riconosciute come eccellenti in un ambito disciplinare specifico: università che diventano punti di riferimento per chi vuole approfondire quel settore particolare. In alcuni casi, ciò che le distingue non è solo la qualità della ricerca o della didattica, ma anche un approccio innovativo alla formazione: metodi di studio più interattivi, un’impostazione laboratoriale o esperienziale, una frequenza che valorizza la pratica e il confronto diretto con il mondo del lavoro. Sono aspetti che non sempre emergono nei ranking, ma che possono fare la differenza nella crescita personale e professionale dello studente.

La scelta del master dovrebbe quindi tenere insieme più prospettive: la reputazione, le opportunità accademiche e professionali, le proprie preferenze geografiche e, soprattutto, la coerenza con le aspirazioni personali di ciascuno studente. Ecco perché, nel nostro lavoro di orientatori, cerchiamo di aiutare i ragazzi a leggere oltre i numeri e capire quale percorso possa davvero fare la differenza per il loro futuro.

Ad esempio, prendendo come spunto gli ultimi ranking del Financial Times dedicati ai Masters in Management possiamo cogliere spunti interessanti. Ogni anno, la classifica FT è uno strumento utile per orientarsi tra le migliori business school al mondo. Ma se da un lato troviamo le “solite note” come HEC, LBS, ESSEC, scuole che da anni occupano posizioni di vertice, accanto a quelle che scendono e salgono pur restando stabili nel panorama internazionale, emergono anche istituzioni meno note ma in forte crescita, che meritano attenzione e riflessione. Si tratta spesso di realtà distribuite in diverse aree geografiche, dall’Europa mediterranea e centro-orientale, fino all’Asia e ai Paesi nordici, ciascuna con punti di forza distintivi. Alcune si distinguono per un alto tasso di placement e per accreditamenti internazionali di prestigio, altre puntano con decisione sull’internazionalizzazione e sull’impatto sociale, oppure rafforzano il legame tra università, industria e innovazione. Non mancano poi scuole che valorizzano metodi didattici applicativi, una stretta integrazione con il tessuto economico locale o un’attenzione crescente ai temi della sostenibilità e della responsabilità sociale.
Queste peculiarità mostrano come, oltre ai nomi più noti, esista un panorama globale in continua evoluzione, in cui nuove realtà da regioni diverse del mondo stanno guadagnando spazio grazie alla qualità dei loro programmi e alla capacità di rispondere ai bisogni concreti degli studenti e del mondo del lavoro. Aiutare i ragazzi a interpretare questi trend e scegliere il master giusto è importante. Non si tratta solo di trovare “la scuola migliore”, ma la scuola giusta per ciascuno, in base a obiettivi, background e aspirazioni. Ogni ranking va letto con occhio critico, contestualizzato e tradotto in scenari concreti.

Come orientarsi, allora?

  • Usare i ranking per leggere i trend, non per affidarvisi ciecamente.
  • Valutare le metriche sottostanti: chi sale, perché, con quali risultati.
  • Considerare il valore aggiunto specifico di ciascuna scuola: internazionalità, innovazione, sostenibilità, supporto alla carriera.
  • Riflettere sul proprio progetto personale e professionale: quale scuola può davvero fare da acceleratore?

Le classifiche ci offrono una mappa, ma la direzione da prendere è personale. E spesso, le “sorprese” sono proprio quelle che aprono le strade più stimolanti.
E infine, un ultimo elemento da non trascurare è la selettività: ogni scuola ha criteri di ammissione più o meno stringenti. Tenerne conto aiuta a ragionare con ambizione, ma anche con i piedi per terra, bilanciando desideri e reali possibilità.

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