Un recentissimo articolo di ICEF Monitor mette in luce una doppia realtà: da un lato, Paesi come Germania, Francia, Spagna, Svizzera e Irlanda stanno diventando mete sempre più ambite da parte degli studenti stranieri, grazie alla qualità dell’offerta formativa e a costi spesso più contenuti rispetto a Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.
Sul versante opposto, però, si profila una vera e propria crisi abitativa. Attualmente, in Europa mancano circa 3 milioni di posti letto dedicati agli studenti, e la domanda crescerà ulteriormente nei prossimi anni, con un fabbisogno aggiuntivo stimato di 200.000 alloggi entro il 2030–31. Le grandi città universitarie stanno pagando il prezzo più alto.
Un altro dato interessante: solo il 40 % delle strutture abitative pensate ad hoc (PBSA) nei Paesi europei è finanziato da capitali privati. Il resto si basa su strutture pubbliche o sussidiate, spesso con vincoli e limiti economici. JLL stima un’opportunità di investimento nell’ordine di €450 miliardi, mentre in Italia (come in altri Paesi continentali) i ritmi di investimento restano lontani da quelli del Regno Unito.
Due domande per riflettere insieme:
Qual è il ruolo delle istituzioni e degli operatori educativi nel garantire un’esperienza completa per gli studenti internazionali che includa anche un accesso dignitoso e sostenibile all’alloggio?
Quali modelli innovativi (es. partnership pubblico‑private; nuove forme di housing solidale; adattamento di spazi urbani) possono davvero fare la differenza?
Il legame tra studenti, formazione e qualità della vita è una leva fondamentale per il successo internazionale dei nostri atenei. Se pensiamo al percorso che accompagna ogni studente dalla prima ricerca sul Paese, alla sistemazione, fino all’esperienza accademica e personale diventa evidente che tutto il processo va considerato come un ecosistema integrato.
In sintesi: l’Europa cresce come meta formativa, ma crescere significa anche saper rispondere alle nuove sfide abitative. Non basta offrire corsi di eccellenza: serve un ecosistema che supporti davvero lo studente, in ogni aspetto della sua esperienza. E su questo dovremmo continuare a interrogare le nostre scuole, le università e le comunità locali.